La Moglie-Padrona (di FabioSlave)
Sono Fabio, dopo anni sono riuscito nell’intento di sposare la mia Padrona Giò; chiaramente siamo andati da un notaio dove gli ho lasciato ogni bene presente e futuro…Il nostro quotidiano era fatto di situazioni semplici, gli portavo la colazione a letto, cucinavo, pulivo casa, pulivo soprattutto il suo armadio completamente colmo di abbigliamento e calzature in pelle, era il mio REGNO, al mattino prima di uscire leccavo le calzature che Lei avrebbe indossato prima di uscire. Mentre io andavo a lavorare, la Mia Padrona andava a fare shopping, palestra e chissà cos’altro.
Un giorno tornando in pausa pranzo dal lavoro, mi attende in salotto calzando da un paio di stivali di pelle nera con un tacco a spillo da paura dentro pantaloni in pelle con una cintura borchiata, un corpetto sempre in pelle lasciava immaginare il suo seno, poi il suo lungo impermeabile e, immancabile il suo cappello da nazi, i suoi lunghi guanti e in una mano il frustino e nell’altra il suo sigarillo, a gambe leggermente divaricate si ammira di fronte allo mentre si accarezza lo strapon indossato… ha anche il reggiseno nero, lucido, borchiato
Rimango paralizzato, sulla porta, lei non mi degna di uno sguardo, continua a giocare con le sue mani intorno allo strapon.
Poi mi vede, “Spogliati !” mi dice, anzi mi ordina.
Non mi sembra vero, in pochi secondi sono nudo
“In ginocchio !” con lo stesso tono perentorio.
“Vedi questi stivali, bastardo, li ho appena comprati con la tua carta di credito, voglio che li lucidi con la tua lingua !”
Non posso che obbedire, cosi inizio a leccare gli stivali dall’alto fino alla punta prima uno e poi l’altro. Quando ho finito col secondo stivale si rialza, solleva una suola da terra e mi dice “Anche sotto ! devo avere pestato qualcosa.” l’odore è inconfondibile,.
“Ma scherzi ? CHE SCHIFO !” rispondo offeso mentre sono ancora a quattro zampe.
Non ho fatto in tempo a chiudere la bocca che mi arriva una frustata sul sedere, secca violenta.
“Li Vedi questi stivali ? Devi adorarli, e tu fai TUTTO quello che ti ordino, merda.
Così mi accovacciai ai suoi piedi, e iniziai a ripulire la suola di quegli stivali, sul primo schifato ma sempre più eccitato dalla nuova situazione, lucidai quella suola e poi mi dedicai all’altra senza che lei mi chiedesse nulla. A quel punto la Padrona si alzò dal letto, è più alta di me, con i tacchi era altissima, mi accarezzò la testa come ad un bravo cane,
“Bravo, hai capito chi comanda…. annusa e lecca qui.” mi mise sulla faccia la mano bagnata dei suoi umori che leccai con gusto “Vedi, se ubbidisci forse ti premio.”
Si avviò fuori dalla stanza, ondeggiando sui tacchi vertiginosi di quegli stivali
“Allora ti piace il mio look ?” mi chiede guardandomi dall’alto in basso.
“Sei bellissima!! fantastica !” rispondo Mi fai impazzire !”
La frusta prende vita e mi colpisce sul petto, poi con un piede mi schiaccia la faccia di lato.
“Mi fai male !” grido.
“E’ quello che voglio ! Lo schiavo non fa domande ! E quando ti rivolgi a me chiamami PADRONA !” poi torna a girami intorno, lasciando che la punta della cintura strisci sul mio corpo “E’ chiaro?”
Non posso che obbedire, “Si Padrona, sei bellissima Padrona, farò tutto quello che mi ordini !”
A queste parole si addolcisce, si ferma e si accovaccia tra le mie gambe divaricate, con la cintura solletica il mio culo, le palle ed il cazzo.
“Così va meglio, hai paura vero ? Però ti piace, la mia eccitazione è tale che non riesco a resistere, vengo schizzando sperma sulla mia pancia.
Si alza improvvisamente, “Sei una troia !” mi dice “Tu non puoi godere senza il mio permesso” e mi colpisce nuovamente sulle cosce ” Hai imbrattato la frusta! ora ti punirò come meriti…”.
“Perdonami Padrona !” rispondo terrorizzato “Non potevo resistere !”
“Silenzio !” e mi fa ripulire le gocce di sperma dalla frusta, poi esce a grandi passi dalla stanza diretta credo in cucina,.
Per qualche minuto non sento nulla, non oso chiamarla ne dire nulla, quando arriva ha in mano un coltello, lo conosco è il più affilato che abbiamo.
“Ti prego non farmi male, padrona” la supplico, il suo sguardo mi fa un po paura, si inginocchia di fianco a me, inizia a giocare con la punta del coltello sui miei capezzoli, sulla pancia disegnando ghirigori con la lama gelata, ho i brividi.
Poi con la lama inizia a raccogliere lo sperma, come se mi facesse la barba, anzi un po mi depila, quando ne ha raccolto un po mi apre la bocca “Tira fuori la lingua.” mi ordina, e mi pulisce il coltello da sperma e peli,
“Ora mangia !”
“Hai leccato merda e sperma! prima ti devi lavare !”
Sto per chiedere come ma lei tirando con forza avvicina la mia bocca al pube, inarca la schiena e inizia a pisciare con forza. Il primo getto entra dritto in gola e nel naso, calda, amara e odorosa, poi mi lascia cadere e mi inonda il viso, sembra non finire mai.
“Bevi !”
Nella sua immensa gratitudine sento il suo dito lubrificato che entra nel mio ano, e sposto il bacino per agevolare l’ingresso.
“Lo so che ti piace,
“Grazie, Padrona.” rispondo felice, mentre lei infila un secondo dito e stantuffa come per dilatare l’orifizio.
“Ma non è tutto qui..” e toglie le dita.
Mi infila lo strapon e mi scopa
“Puliscilo ! “Brutto frocio ! se fosse stato un bel negrone saresti stato felice vero ? Succhialo dai!”
Cerco di non soffocare e spompino quell’ammasso di silicone stupendomi del realismo e del fatto che la mia padrona gema quasi come se godesse fisicamente mentre mi scopa in bocca, anzi tra gli insulti e le incitazioni si eccita a tal punto che ha un orgasmo. Si ferma per prendere fiato, si rialza e posso vederla in tutto il suo splendore
“Ti piaccio così vero ?”
“Si Padrona, sei bellissima !”
.“Ti spacco, troione” mi dice mentre si mette le mie gambe sulle spalle, mi afferra il bacino e inizia a dimenarsi con quell’arnese dentro di me.
“Ti piace vero ? lo so che ti piace prenderlo nel culo !” mi dice pompando sempre più forte “Guarda che cazzo gonfio hai, non sborrare altrimenti..”
Io mugolo di piacere “Si Padrona sfondami !”
Ad un certo punto sento che spinge a fondo il cazzone, e comincia a ondeggiare sempre più velocemente con il bacino, mi squassa il culo ma è fantastico poi con un grido ha un orgasmo e si accascia sopra di me sudata e sfinita, dopo qualche tempo scivola via togliendo il dildo dal mio sfintere ormai slabbrato definitivamente
Mi spinge di lato e toglie lo strapon, poi prende il mio cazzo in mano e lo masturba lentamente svuotandomi le palle, io godo e sento un senso di gratitudine.
“Grazie padrona, voglio essere il tuo schiavo per sempre !” le dico.
“Lo sei già !” mi risponde, poi si alza e va in bagno dove si leva gli stivali, la raggiungo e mi inginocchio ai suoi piedi, inizio a baciarglieli con gratitudine.
“Ora mi faccio la doccia.” mi dice ” Lucidami gli stivali ! Li voglio come nuovi, poi lavi tutti i miei giocattoli!”
Mi do da fare con lucido e spazzole, poi vado a raccogliere i vari pezzi, poi è la volta dello strap-on, Quando esce dalla doccia ho messo tutto sulla valigetta, chiusa con una combinazione, mentre la sto aspettando. Mi ordina di asciugarla poi si fa un turbante con una salvietta rindossa gli stivali e va a controllare il lavoro. Apre la valigetta senza farmi vedere il contenuto, sistema i ‘giocattoli’ esaminandoli con cura ed è soddisfatta.
“Bravo ! hai fatto un buon lavoro…” chiude la valigetta e si alza con la cinghia in mano, e battendola sull’altra mano “Ora devi sistemare questo porcile.”
Per le coperte mi indica un sacco per i rifiuti che aveva preparato, ma quando vado per prendere lo scopettone mi ferma.
“Devi pulire in ginocchio, con secchio e straccio.. e attento a non lasciare tracce !”
Così inizio a strofinare il pavimento raccogliendo i liquami che ho sparso con la mia padrona che ad ogni goccia tralasciata mi colpisce il sedere con forza, o magari commenta quanto slabbrato è il mio culo da troia infilandoci un paio di dita. Quando, molto tempo dopo lei è soddisfatta ed io sono esausto mi dice “Ora puoi farti una doccia. Sei ridotto uno schifo !”
Sotto il getto rigenerante ripenso alle umiliazioni subite da mia moglie, per la quale il sesso era fino al giorno prima una noiosa incombenza da sbrigare il più in fretta possibile.
Dove aveva imparate quelle cose ? E con chi? L’idea che avesse avuto un altro mi faceva rodere di gelosia, ma immaginarla a fare sesso mi eccitava,
Dopo quella mattina, in cui mia moglie mi aveva stupito rivelandosi una sadica dominatrice, tutto era tornato come prima. Due mesi in cui non avevo trovato nessuna traccia dei suoi giocattoli, i segni delle frustate sulle gambe erano scomparsi da parecchio, l’unica “prova” tangibile era il mio sfintere dilaniato dai dildo che aveva usato, anche perchè dopo avevo provveduto a mantenerlo aperto quasi tutti i giorni. In tutte le occasioni in cui avevo provato a mettermi ai suoi piedi, a chiamarla padrona, aveva fatto finta di niente, o aveva finto di non capire o riso come per uno scherzo. Poi arriva una sera dove dovevamo andare ad una cena con i colleghi di lavoro, lei naturalmente in ritardo, sono in macchina e do due colpi di clacson, sto per lamentarmi ma le parole mi muoiono in bocca,, la mia Padrona è tornata, resto impietrito ad ammirarla mentre chiudo il portone.. E’ in piedi, le gambe divaricate i pugni chiusi sui fianchi. Gli stivali neri con i tacchi a spillo… le autoreggenti a rete… la micro-gonna in latex nero che lascia vedere i peli della figa senza mutandine.. il reggiseno nero, in pelle e borchie che gli solleva le tette prepotentemente… le mani smaltate di nero… e in mano la cinghia nera della quale ho portato i segni per settimane.
“Cosa stavi dicendo ?”
Mi getto ai suoi piedi e iniziando a leccargli gli stivali “Scusa Padrona…Grazie per essere tornata !” Si lascia leccare un po’ i piedi poi mi ferma e mi dice “Così non vai bene per stasera, metti quello che ho preparato per te sul letto”.
Vado in camera e trovo il mio “abito” si tratta di una serie di cinghie di pelle, riesco a capire come si indossa solo grazie alla foto sulla confezione… un anello si deve mettere intorno alla base del pene, quattro bretelle salgono due davanti verso il collo, e due dietro sagomate per tenere aperte le natiche, anche queste arrivano al collo dove sono cucite ad un collare borchiato come quelle anteriori, le bretelle sono regolabili quando finisco di sistemarle mi faccio vedere. Ovviamente non è contenta, manovra le regolazioni fino a che sento le natiche spalancate e ad ogni passo l’anello intorno al cazzo tira. Mi fa mettere a quattro zampe per ammirare il risultato, in quella posizione ho il culo completamente aperto e il cazzo strizzato.
“Vedo che sei ancora aperto come ti ho lasciato…” dice mentre si siede su una sedia e infila con forza la punta dello stivale nel mio ano.
Il dolore è forte ma sono così felice che sia tornata la mia padrona che mugolo di gioia…estrae la punta dello stivale e mi ordina di pulirlo “In fretta che dobbiamo andare a cena !”
Resto accovacciato ai suoi piedi per leccare la punta dello stivale, quando si ritiene soddisfatta si alza, indossa uno spolverino che rende “civile” il suo abbigliamento e scende verso la macchina, sto per seguirla quando mi rendo conto che così svestito non posso uscire, mi guardo intorno e raccolgo il telo che teniamo sul divano per farne una specie di mantello, sono scalzo ma non posso fare aspettare la mia padrona, e poi non mi aveva preparato scarpe quindi scendo così, la raggiungo in macchina, salgo al posto del passeggero appena in tempo prima che parta. Ci dirigiamo fuori città, verso le colline.
“Dove stiamo andando ?” chiedo, non faccio in tempo a finire la domanda che mi arriva un violento ceffone in faccia, capisco subito che non posso fare domande, sono solo uno schiavo, e posso parlare solo quando vuole la Padrona.
Finalmente arriviamo, parcheggia l’auto nel giardino di una villetta isolata, ci sono alcune macchine parcheggiate, scende e gira intorno alla macchina, apre la mia portiera e aggancia all’anello del mio collare un guinzaglio corto di cuoio, poi mi strattona per farmi scendere. Capisco subito che devo camminare a quattro zampe come un cane, la ghiaia del sentiero è dolorosa ma non oso lamentarmi, anzi non ho tempo, cammina spedita sui suoi stivali dai tacchi a spillo verso l’ingresso principale e io devo arrancare per non restare strangolato. Suona il campanello, intanto io inizio a leccare via la polvere dai suoi piedi, dopo qualche istante d’attesa si apre il portone e due individui palestrati ci accolgono, indossano solo dei boxer neri attillati ed i loro tatuaggi.
“Buonasera Signora… Lasci pure a noi lo schiavo.. e si accomodi.”
Io la guardo piuttosto spaventato, chi sono questi ? Dove mi ha portato ? Deve intuire il mio sconcerto perchè invece di consegnare il guinzaglio si accovaccia di fronte a me. allargando le gambe e tirandomi con la faccia contro la sua figa, assaporo l’odore e il sapore per qualche istante, poi lei mi spinge via con forza.
“Assaggiala ancora un attimo…. se sarai bravo, forse la assaggerai di nuovo, altrimenti…”
Si alza, consegna il guinzaglio all’uomo che aveva parlato e si fa accompagnare dall’altro oltre una porta, mentre si allontanano vedo che si lascia abbracciare lascivamente da quello sconosciuto. L’uomo che mi ha preso in consegna mi tira verso un’altra porta, provo ad alzarmi in piedi ma un tiro al guinzaglio mi fa capire chi comanda, arriviamo in una cucina ci sono altri due schiavi, uno incatenato al termosifone nudo l’altro ammanettato al rubinetto della cucina. Il mio guinzaglio viene agganciato alla gamba del tavolo.
“Spero che la tua padrona ti abbia addestrato a non scappare, altrimenti ti insegno io!!” mi dice il mio accompagnatore, poi esce.
Sono confuso, mi rivolgo a quello più vicino a me.